
Medici di famiglia a “dieta”. E’ il risultato del decreto U00480 del 12 ottobre 2015, con il quale il commissario alla sanità Zingaretti ha imposto ai medici di famiglia un tetto di 12, 70 euro mensili per ogni suo paziente, che sta facendo infuriare la classe medica, soprattutto quei medici che si stanno vedendo recapitare le contestazioni di sforamento del tetto.
Siamo al paradosso e alla vergogna; la salute di un paziente, sancita dalla nostra Costituzione, non può essere legata alla “dieta” del medico curante solo perché la Regione Lazio vuole far dimagrire la spesa sanitaria corrente.
Sono altre le cause del deficit, sulle quali, peraltro, Zingaretti non mette mano; come ad esempio il ricorso ai medici “a gettone”, che costano 50 euro l’ora, oppure la migrazione passiva, che costituisce la maggiore spesa sanitaria della nostra Regione.
Lo sostiene il dottor Pasquale Ciacciarelli, coordinatore provinciale di Forza Italia, dopo aver saputo che qualche medico di base ha affisso dinanzi la porta del proprio ambulatorio la lettera con la quale la Asl di Frosinone gli contesta di aver prescritto “una spesa pro-capite pesata per l’anno 2016 superiore ad euro 12,7 come previsto dal Decreto”.
Insomma il citato illuminato decreto impone ad ogni medico di base un tetto massimo medio di 12.70 euro per paziente calcolato sul numero dei suoi mutuati.
E questo a prescindere da tutte le variabili possibili ed immaginabili, che possono variare da medico a medico, che riguardano la necessità del ricorso alla cura: i periodi dell’anno in cui si è più soggetti ad ammalarsi, le emergenze per incidenti o per l’insorgenza di gravi e costose malattie, la presenza di pazienti con particolare necessità di medicinali o esami diagnostici, la maggior presenza di pazienti anziani e malati cronici, il luogo di residenza, ecc..
Insomma un medico che ha molti pazienti anziani e bisognosi di cure ha lo stesso budget di prescrizione di un medico che, magari, ha tutti pazienti più o meno giovani e più in buona salute!
Può succedere che un paziente che va raramente dal medico quella volta che è costretto a farlo può sentirsi rispondere che non può scrivere la ricetta perché ha superato il budget mensile; un meccanismo, quindi, che configura anche una vera e propria discriminazione tra chi ricorre spesso alle cure del medico e chi invece lo fa raramente!
Tra chi si ammala ad inizio mese e chi alla fine!
Non solo, i problemi ci sono anche per il medico il quale, dopo aver sforato il tetto d prescrizioni, è chiamato a dare delle giustificazioni alla propria ASL e se queste non dovessero essere ritenute plausibili dovrà rimborsare l’eccedenza di prescrizioni di tasca propria!
Insomma – conclude Ciacciarelli – ancora una volta le toppe adottate dalla Regione Lazio per tenere sotto controllo la spesa sanitaria del Lazio penalizza i più bisognosi (anziani, traumatizzati e malati cronici) perché, anche con questa “dieta” imposta ai medici di base, come dice un vecchio adagio, gira gira a rimetterci è sempre … l’ortolano.