
foto di Gaetano Ruggiero
Arturo Mattei ha voluto assistere in prima fila alla celebrazione della solennità di Santa Barbara, che a Coreno Ausonio viene festeggiata come patrona dei cavatori. I nomi dei suoi figli, Giuseppino e Amilcare Mattei, i due fratelli uccisi a colpi di pistola nella loro cava in via Passeggera il 7 novembre 2014, compaiono come ultimi, perché sono i morti più recenti, nella lapide che quest’anno è stata aggiunta al monumento dedicato ai cavatori appunto e all’antica via Serra, che negli anni Sessanta si trasformò da ‘tratturo’ che conduceva pastori e contadini in campagna a strada industriale per le imprese del marmo Perlato Royal Coreno.
Venerdì pomeriggio, dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal parroco don Andrea Zdanuk, il sindaco di Coreno, Domenico Corte, e il presidente della Cooperativa dei Cavatori, Giuseppe Costanzo, hanno apposto una corona d’alloro sul monumento.
“Agli umili ed eroici caduti delle nostre cave”, si legge sulla nuova lapide: il primo morto legato all’attività di coltivazione del marmo risale al 16 febbraio 1966 ed è il ventisettenne Emilio Del Giudice. In quei primi anni, di cavatori, sotto il lavoro nelle cave, speranza di un futuro migliore che per molti purtroppo si tramutò in fine, ne morirono tanti: dal 1967 al 1979 subirono incidenti fatali Fiore Vecchio, Giuseppe Coreno, Umberto D’Urso, Michele Ruggiero, Francesco Di Siena, Antonino Domina e Michele Costanzo. Ma ancora, negli anni Ottanta, caddero nelle cave o per incidenti causati dal duro lavoro di estrazione Mariano Coreno e Carlo Di Iorio.
Ultimi, dunque, compaiono i nomi di Pino e Amilcare Mattei: il patron dell’impresa che porta il loro nome, Arturo, ha partecipato con commozione alla cerimonia, di fronte alla dolorosa lapide.