Home News ‘Malala, nata per cambiare il mondo con una penna’ – Viaggio tra...

‘Malala, nata per cambiare il mondo con una penna’ – Viaggio tra gli umani di Chiara Lavalle

Qualche sera fa, su Rai Tre, a Che tempo che fa, ho visto l’intervista di Fabio Fazio alla giovane Malala Yousafzai (Premio Nobel per la Pace nel 2014).

malala

L’intervista è durata appena dieci minuti. Dieci minuti che ti cambiano la serata e, forse, ti spingono anche a guardarti dentro e a riflettere sulla tua vita.

Conoscevo già Malala, oggi con internet e i social network è facile prendere informazioni. Ma quello che più mi ha colpito in questa occasione sono stati la sua voglia di cambiare il mondo, il suo ottimismo, il sorriso con cui parla dei suoi progetti e sogni, nonostante l’attentato subito nel 2012 che l’ha costretta, letteralmente, a cambiare vita: ha dovuto lasciare il suo Paese, i suoi amici, la sua scuola. Verrebbe da dire che, dopotutto, non è stata una gran sfortuna aver dovuto abbandonare le bombe, ma quando si è bambini lasciare la propria casa, anche da quelle parti, non deve essere una “scelta” facile.

Guardandola e sentendola parlare viene spontaneo dire “questa ragazza non la fermerà nessuno”. E, infatti, neppure i proiettili sono riusciti a fermarla. E’ una di quelle persone che è nata per cambiare il mondo. Non è da tutti, a 11 anni, aprire un blog e trasformarlo in un mezzo di denuncia e battaglia contro i talebani che lanciano bombe e vietano alle bambine di andare a scuola. Si sa – la Storia ce lo insegna – che i poteri dittatoriali colpiscono sempre alle basi di una civiltà, chiudendo le scuole, distruggendole, annientando il diritto all’istruzione, allo studio, alla conoscenza. Un popolo senza cultura, analfabeta, ignorante, è molto più facile da governare, più facile da addestrare e tenere a bada.

Ma Malala non si arrende. A 11 anni ha ben chiaro il suo obiettivo, il suo ruolo in questo mondo, il suo non è solo un sogno, è un progetto di vita, una missione: vuole continuare a studiare, vuole che l’istruzione sia un diritto per tutti e, soprattutto, per le bambine (le prime ad essere discriminate sono sempre le donne, forse perché più temute, chi lo sa?!)

E’ continuando la sua guerra pacifica, fatta di libri e penne, che arriva al Premio Nobel per la Pace; apre una fondazione per raccogliere fondi da utilizzare per costruire scuole; si batte, ogni giorno, affinché tutti i bambini e le bambine, in tutto il mondo, abbiano la possibilità di andare a scuola, abbiano il diritto all’istruzione, abbiano i mezzi e le occasioni per imparare a leggere e a scrivere. Perché tutti, nel mondo, devono avere, semplicemente e banalmente, il diritto (dovere) di imparare.

La vita di Malala, che è la più giovane a soli 17 anni ad aver ricevuto un Premio Nobel, ci rende tutti immensamente piccoli. Rende le nostre vite quasi insignificanti. Lei ha avuto il coraggio di sconfiggere la paura, la voglia di cambiare il mondo, la consapevolezza di pensare che solo noi possiamo cambiare le nostre vite, non possiamo e non dobbiamo aspettare che lo faccia qualcun altro. Ha avuto l’ambizione di rendere la sua vita ordinaria, come quella di tutti noi, una vita straordinaria. Sicuramente, il contesto in cui è nata e cresciuta, le esperienze e le situazioni vissute, l’hanno resa cosciente molto presto di ciò che era necessario fare. Ma non tutti, anche in quelle difficoltà, hanno così tanta voglia di rischiare la propria vita per se stessi e per gli altri, per un motivo poi, che dall’altra parte del mondo – in Occidente – molti di noi tendono a sottovalutare. Senza giri di parole, quanti di noi hanno dato, e danno, così tanta importanza alla propria istruzione? Quanti ne capiscono davvero il valore più profondo? E il potenziale che la scuola e la nostra preparazione e istruzione hanno, o potrebbero avere, sul mondo intero? Quanti di noi si sono svegliati, o si svegliano, con la voglia di andare a scuola? O come scriveva Malala nel suo blog, qualche anno fa, hanno “il cuore che batte forte pensando che l’indomani andrò a scuola”?

La forza e l’ottimismo di Malala ci spingono a fare la nostra parte, sempre, anche nel nostro piccolo. Perché le battaglie, su questa Terra, sono numerose e quotidiane e per vincerle non basta una Malala, e perché, soprattutto, ognuno di noi dalla nascita si porta dietro una responsabilità, un impegno, un dovere: ogni Vita deve fare del proprio meglio per migliorare questo mondo, deve tendere, nei limiti delle proprie possibilità, alla straordinarietà. Non possiamo accontentarci di quello che fanno gli altri.

Dovremmo tutti imparare da Malala e diventare protagonisti delle nostre vite, persone attive e non spettatori passivi, a partire dalla scuola, dallo studio, dal dare importanza fondamentale e vitale alla nostra istruzione.

Iniziare a credere che, davvero, “un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” (Dal discorso all’assemblea Onu nel 2013).