
La marzolina di Esperia finalmente ha anche un’azienda di riferimento del presidio Slow Food.
Fabrizio Caprarelli ha sempre aiutato il suo papà a portare al pascolo le capre sui monti di Esperia o a mungerle per ricavarne il latte e farne marzoline e ricotte, ma è insieme alla giovane compagna Antonietta Rezza, trent’anni lui, venticinque lei e una bimba di nove mesi, che ha deciso di trasformare il piccolo caseificio di famiglia in azienda moderna che garantisca pulizia, bontà e giustizia, i tre capisaldi della filosofia Slow Food.
E’ così che l’importante associazione internazionale ha concesso a Fabrizio e Antonietta il prestigioso riconoscimento, facendo di loro i primi ‘casari’ di Esperia che hanno colmato una mancanza: la marzolina di Esperia in quanto prodotto era infatti già tutelata da Slow Food come presidio laziale, ma mancava un produttore del posto che avesse di fatto il laboratorio adeguato agli standard.
Ieri mattina, Antonietta, occhi sinceri che cercano spesso quelli di Fabrizio, il quale ricambia affascinato come fosse la prima volta che la vede al lavoro, e mani già sicure ed esperte, ha mostrato come si ‘fa’ la marzolina a un gruppo di studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nata e promossa da Slow Food, in tour in questi giorni in Ciociaria, grazie a un viaggio finanziato dalla Camera di Commercio e organizzato da Emanuele De Vittoris, titolare della pizzeria ‘Bellavista’ di Picinisco, e a sua volta portavoce della filosofia Slow Food sul territorio.
Accompagnati dal fiduciario della Condotta Slow Food di Cassino, Antonio Riefoli, e dal referente della stessa condotta a Esperia, Filippo Scalisi, oltre che dal vice presidente della pro loco Paolo Rocco e da Nicoletta Palazzo, gli studenti hanno inoltre conosciuto nella frazione di Badia di Esperia il peperone di Pontecorvo Dop di Isabella Rocca, la quale ha aperto le porte della sua azienda, dal campo alla trasformazione in vasetto o in peperoni arrostiti. L’agronomo Massimo Caporusso ha illustrato le proprietà organolettiche del peperone e l’attenzione alla coltivazione dei campi e alla conversione in ricette tradizionali, ottenute con metodi assolutamente naturali senza l’utilizzo di prodotti chimici, nel pieno rispetto di tutti i processi di coltivazione senza sforzare in alcun modo la sua naturale produzione, facendo pregustare al gruppo il pranzo che ha poi consumato nelle vallate del Parco dei monti Aurunci.
I ravioli di ricotta, marzolina e olive de ‘La Pastaiola’ di Sant’Apollinare sono stati conditi con i peperoni dop e annaffiati dal vino Olivello della ‘Tenuta Colli di Creta’ di Badia, e sono stati seguiti dalla carne di capra, ancora accompagnata da peperoni arrostiti.
“Il ruolo che anche in questo caso Slow Food sta svolgendo è quello di aiutare un produttore di qualità, formare consumatori consapevoli delle proprie scelte, stabilire alleanze virtuose con i cuochi, fare educazione e informazione, promuovendo campagne per sostenere le buone pratiche, per il gusto e la salute”, ha affermato Antonio Riefoli.