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Gnesi a Giugliano in Campania: “Abbandonato dallo Stato e sfruttato dalla camorra”

di Arturo GNESI, sindaco di Pastena

gnesiArturo Gnesi

Sono stato a Giugliano in Campania per assistere ad un convegno organizzato dall’associazione Caponnetto che ha evidenziato le novità fornite dalla legge n. 68 del 22 maggio 2015 sugli eco-reati. che benché limitata, incompleta e talvolta contraddittoria riconosce la punibilità penale dell’inquinamento ambientale.

Un passo in avanti nonostante l’opposizione di Confindustria e le critiche degli ambientalisti.
Un’innovazione necessaria e attesa da anni perché la punibilità dei reati ambientali era legata alla solo violazione delle norme autorizzative.

Diventa difficile bonificare il territorio senza una contemporanea bonifica della classe politica che spesso mantiene le sue prerogative negando l’autorizzazione a procedere nei riguardi dei parlamentari indagati. Difficile mantenere pulito un territorio se tuttavia gli stessi cittadini spargono ovunque i rifiuti e in particolare tonnellate di lastre di amianto, e poi danno fuoco ai cumuli di materiale di ogni genere sparso ai lati delle strade.

Giugliano in Campania, nella terra dei fuochi, è una delle città più inquinate d’Italia con un sindaco eletto da appena cinque mesi dopo un commissariamento durato oltre due anni e non ha ancora ricevuto un centesimo per la bonifica, nonostante gli impegni del governo Renzi.

Il reato di disastro ambientale nasconde un ciclo economico / criminale dove spesso è difficile l’individuazione del responsabile perché chi produce in nero o lavora in nero necessariamente smaltisce illegalmente. Accorato è stato l’appello dell’oncologo dott Antonio Marfella per regolamentare la tracciabilità dei prodotti, non solo quelli alimentari, che non trova attuazione nella pratica quotidiana,perché i controlli sono scarsi e inefficaci ed è difficile cambiare la mentalità di chi è stato abituato a scegliere tra il niente e il lavoro in nero, quasi sempre controllato dalla camorra.

La bonifica spesso non decolla perché non vengono utilizzate le risorse dei beni confiscati ai capi-clan e questi rimangono patrimoni abbandonati e capitali teorici in quanto la società civile non se ne appropria, non li usa e non li compra. Paura di ritorsione o semplicemente la diffidenza a schierarsi dalla parte dello Stato. La camorra c’è, comanda e sa come muoversi.
Intanto i processi sono sempre in bilico per la complessità delle indagini, per la carenza degli organici investigativi e per il limite imposto dai termini della prescrizione che arriva quasi sempre e dissolve il lavoro delle Procure e il coraggio dei cittadini onesti che hanno avuto il coraggio di denunciare i reati.
L’economia in nero smaltisce in nero ma nemmeno i grossi management industriali danno l’esempio come ha ricordato Padre Maurizio Patriciello scandalizzato di fronte agli imbrogli delle ricche case automobilistiche tedesche. La truffa non è solo del sud ma un male diffuso ed esteso anche al nord dove gli imprenditori hanno venduto veleni e rifiuti tossici ai clan della camorra facendo ammalare e morire nella disperazione e nel dolore tanti bambini innocenti. Hanno avvelenato il territorio ma questo non ha impedito alla speculazione dei mercati ortofrutticoli di guadagnare sulle spalle degli agricoltori che hanno assistito al vorticoso calo dei prezzi. Una realtà piena di contraddizioni e spetta alle istituzioni impegnarsi per superare le divisioni e le arretratezze economico e culturali con la sinergia tra politica, magistratura, scuola, chiese, associazioni e società civile, solo così sarà possibile tutelare l’ambiente e difendere la salute dei cittadini.