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Coreno – Il figlio di un soldato gallese a Vallaurea (anche) per il papà

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La Vallaurea che accoglie Kelvin Hughes è assolata e ‘guarda’ a Gaeta, invita alla pace come il monumento eretto a Marinaranne, non si sente più il ‘rombo’ della guerra a cui ha partecipato il padre. Quelle montagne Kelvin ha visitato insieme a Salvatore Costanzo dell’associazione ‘Linea Gustav’, che gli ha mostrato i luoghi dei combattimenti di quei terribili giorni della primavera del 1944. Molte notizie, in realtà, le fornisce lo stesso Kelvin. Il padre, sottoufficiale gallese George William Stanley Hughes, fu testimone oculare della tragedia di Vallaurea piccola che colpì delle famiglie corenesi, vittime dei combattimenti tra le truppe tedesche e gli alleati durante i giorni del 2 e 3 febbraio 1944. Il giovane Hughes, che all’epoca aveva 17 anni, si trovava in Italia come volontario del nono Commando sul monte Ornito. A seguito di un forte bombardamento che provocò vittime e feriti in una casella di contadini stanziata in località Vallaurea piccola, si adoperò per il trasporto dei feriti utilizzando dei muli appartenenti alle truppe nemiche. Hughes era arruolato nell’esercito britannico nella divisione del Corpo medico della Royal Army: prestava servizio come aiuto infermiere e il suo compito era assistere le truppe e recuperare gli eventuali feriti. Aveva il sogno di diventare medico al ritorno in Gran Bretagna. Non lo divenne mai. Quei terribili giorni del febbraio del 1944 cambiarono il suo destino per sempre. Il figlio Kelvin racconta che il padre nella notte tra il 29 e 30 dicembre del ’44 prese parte all’operazione ” Partridge”, che consisteva in un assalto alle spalle delle linee nemiche tedesche vicino al fiume Garigliano. Raccolse i suoi commilitoni sotto il continuo fuoco nemico, mentre il resto dell’unità del 9° Commando agiva dietro le linee. Sul monte Ornito, le truppe inglesi ebbero il cinquanta per cento di perdite e furono costrette ad un certo punto a ritirarsi. George non solo accompagnò il Commando in prima linea nell’attacco, preoccupandosi di soccorrere le vittime lungo il percorso, ma dopo il ritiro, fu capace di raccogliere i feriti lasciati dietro, in territorio nemico. Durante un’operazione, catturò dei sottoufficiali tedeschi e riuscì a costringerli ad aiutarlo a trasportare feriti verso le linee inglesi, organizzò delle barelle, prestò soccorso anche ai civili coinvolti nei combattimenti. Suo padre non dimenticò mai quegli eventi, quei terribili giorni di febbraio, dove i suoi occhi videro solo sangue e disperazione. Ritornato in Gran Bretagna, fortunosamente illeso, per molto tempo non è riuscito a raccontare ciò che aveva vissuto in guerra, nonostante le tante domande che gli vennero poste in seguito dal figlio Kelvin e dai familiari. Preferiva evidentemente non pensare ai suoi commilitoni straziati in territorio straniero. Divenuto anziano, è deceduto circa vent’anni fa: negli occhi aveva ancora il caos, gli attimi interminabili, il fragore delle bombe, i lamenti e l’immagine di quella gente che lui aveva tentato di salvare, quei suoi sforzi, che gli erano valsi una medaglia sul petto. Kelvin Hughes vorrebbe raccontare ogni dettaglio del passato del padre, parla in maniera spedita ed emozionato, si commuove. Ringrazia l’appassionato di storia militare Salvatore Costanzo e l’intera famiglia Costanzo per l’ospitalità e il benvenuto ricevuto a Coreno, le interpreti Franca Costanzo e Loredana Papa per averlo accompagnato nei vari cimiteri militari di Cassino. Ringrazia inoltre l’Amministrazione Comunale di Coreno, la delegata alla Cultura Valeria Parente e il delegato al Turismo Gianfranco Onairda e tutti coloro che lo hanno accompagnato in questo viaggio.